In Germania l’inflazione scende a 8,6% Bce avvisata
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Anche in Germania, come in Spagna, la corsa all’insù dell’inflazione ha rallentato a fine 2022. Le stime preliminari pubblicate dall’ufficio statistico Destatis indicano che in dicembre i prezzi al consumo in Germania sono diminuiti dello 0,8% rispetto al mese precedente, mentre su base annua il tasso di inflazione è aumentato dell’8,6% contro il 10% di novembre e il 10,4% di ottobre, battendo al ribasso i pronostici attorno al 9%.
Il tasso di inflazione in Spagna è sceso in dicembre al 5,8% dal 6,8% del mese precedente. Ma tanto in Germania quanto in Spagna l’inflazione “core” di fondo, quella che esclude i prezzi di beni alimentari ed energia e che è la più seguita dalla Bce, è salita in dicembre: rispettivamente nei due Paesi dal 5% al 5,1% e dal 6,3% al 6,9%. La frenata dei prezzi al consumo, per poter deragliare il treno della politica monetaria restrittiva nell’area dell’euro, dovrà essere ripetuta e protratta per più di un mese, andando oltre le misure one-off, e dovrà domare le aspettative di medio termine e contenere il tasso inflazionistico core.
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La Germania è dunque lontana dal tipo di scenario che potrebbe attutire la stretta Bce, secondo gli economisti falchi: la frenata dell’inflazione a dicembre, intanto, secondo Destatis, è da attribuirsi all’intervento dello Stato federale che in quel mese ha pagato una tantum la bolletta del gas a molti cittadini, con effetto diretto sui prezzi: Commerzbank stima che questo intervento abbia ridotto il tasso inflazionistico dell’1,2%. La Bce si aspetta che l’inflazione tornerà a salire a gennaio e febbraio nell’area dell’euro, anche per il caro-bolletta. Da marzo, le misure decise dallo Stato federale tedesco per frenare l’ascesa del prezzo del gas con interventi sui prezzi come incentivi al risparmio di energia (quello che il cancelliere Olaf Scholz ha definito “Doppel-Wumms”, il doppio boom del maxi-pacchetto di aiuti fino a 200 miliardi di cui però potrebbero esserne spesi effettivamente la metà) potrebbe avere un impatto calmierante sull’inflazione riducendola dell’1,5% in media sull’anno.
La Bce, che in vista del Consiglio direttivo di febbraio ha già preannunciato un altro rialzo dei tassi, punta a contenere le aspettative, a spegnere sul nascere le rivendicazioni salariali, gli effetti di secondo impatto. E c’è chi in Germania si augurava già ieri che il dato sull’inflazione di dicembre non incida sulla determinazione della Bce a contrastare l’alta inflazione con adeguati rialzi dei tassi. Dr. Fritzi Köhler-Geib, capo-economista della KfW, ha commentato: «la riduzione a una cifra dell’inflazione è benvenuta per le famiglie e per l’economia. Tuttavia sarebbe un errore se la Bce fosse tentata a mettere fine prematuramente all’inasprimento della politica monetaria. L’inflazione di fondo diventa più importante per determinare il cammino futuro dei tassi, proprio ora perché non è influenzata direttamente dagli interventi sul mercato dell’energia e fa emergere più chiaramente gli effetti di secondo impatto».
Il capo economista di Commerzbank Dr. Jörg Krämer ha sottolineato che l’inflazione core tedesca a dicembre è salita dal 5% al 5,1% stimato, e che «la Germania continuerà a soffrire di alta inflazione a lungo a causa dell’approccio lento della Bce». Nel 2023 l’inflazione complessiva in Germania dovrebbe assestarsi al 6,5%, con aspettative per i prossimi cinque anni lievitate al 5%. La Germania intanto ha registrato la più alta inflazione annuale in oltre 70 anni, secondo i dati preliminari Destatis: il 7,9% nel 2022. L’ultima volta che l’inflazione annuale è salita orbitando su questo livello è stato nel 1951, quando il tasso era del 7,6% per il boom economico del dopoguerra.
Source: ilsole24ore.com