Cripto: Sec contro Coinbase. Il titolo crolla a Wall Street. Accusato Justin Sun

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3′ di lettura

Non passa giorno senza che arrivino, dal mondo delle cripto, notizie di una sempre maggiore stretta di authority e forze di polizia su aziende e imprenditori. La Security exchange of commission ha inviato a Coinbase la cosiddetta “Wells notice”. Cioè: l’indicazione formale che il watchdog statunitense è pronto ad intraprendere un’azione legale contro la più grande piattaforma centralizzata di scambi negli Usa.

È stata la stessa società quotata al Nasdaq, e che in scia alla notizia è arrivata a perdere oltre il 20%, ad indicare di avere ricevuto l’avviso Wells. Tra le pratiche prese di mira dalla Sec c’è il cosiddetto “staking” (“Coinbase Earn”) . Vale a dire: la pratica con cui l’utente della piattaforma mette a disposizione le criptovalute, bloccandole, in cambio di un ritorno sull’operazione. Il meccanismo è in un qualche modo simile al guadagno dei tassi di interesse in un conto di risparmio. Si tratta di attività che, in generale, vengono spesso utilizzate dalle piattaforme per garantire altre transazioni realizzate sulla blockchain. Non solo. Le indagini riguardano anche altri gli scambi su un numero imprecisati token su Coinbase. L’accusa è che si tratterebbe di “securities”.

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Un’ indagine che viene da lontano

La questione, a ben vedere, non è di oggi. Nel passato il presidente della Sec, Gary Gensler, ha ripetutamente detto che molti dei titoli digitali, e dei prodotti ad esso legati, offerti dalle cripto società sono, in realtà, strumenti finanziari. L’authority, già nel luglio scorso, aveva aperto un’inchiesta in merito al fatto che la stessa Coinbase avrebbe consentito impropriamente agli americani di fare trading su asset digitali che dovrebbero essere considerati “securities”. Vale a dire: strumenti finanziari.

In particolare, all’interno del primo caso di insider trading sulle cripto (dove Coinbase non è soggetto attivo del presunto reato), la Sec, tra i 25 token presi in considerazione, aveva per l’appunto definito almeno 9 di questi strumenti finanziari (o titoli d’investimento). Certo: può affermarsi che per applicare la normativa dell’insider non poteva essere fatto diversamente. In altre parole: la Security and Exchange commission, prima di ipotizzare il reato finanziario, doveva necessariamente indicare che i criptoasset erano securities. Di conseguenza, l’impostazione sarebbe valsa solamente quale espediente tecnico-giuridico nel caso specifico. Ciò detto, però, l’obiettivo di Gensler pare chiaro. Stringere le maglie attorno alle piattaforme centralizzate e portarle sotto la più dura sorveglianza della commissione.

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Coinbase, dal canto suo, ha reagito con forza rispetto alla mossa della Sec. La società, in una lunga nota sul suo blog, ha ribadito come la società «non quoti alcun titolo finanziario, né offra prodotti ai suoi clienti che posono definirsi securities». La piattaforma di scambi centralizzati «ha un rigoroso processo per analizzare e rivedere ogni asset digitale, prima di renderlo disponibile» ai clienti. «Un processo – conclude Coinbase- che è stato condiviso nei dettagli, come parte della quotazione, con la stessa Sec».

Source: ilsole24ore.com