Senegal: ancora scontri a Dakar, almeno 9 morti
Il Senegal s’infiamma. La condanna di Ousmane Sonko, il capo dell’opposizione, candidato alla presidenza e minacciato di ineleggibilità, a 2 anni di reclusione per “corruzione di giovani”, è stata la miccia che ha fatto esplodere la rivolta nella capitale del Paese, Dakar, con un bilancio di almeno 9 morti.
Lotte già da alcuni giorni
Gli scontri che già da diversi giorni covavano sotto la cenere hanno letteralmente messo a ferro e fuoco diversi quartieri della capitale di questo Paese africano che si affaccia sull’Oceano Atlantico, innescando i timori di nuove ondate migratorie verso l’Europa, e destando allo stesso tempo preoccupazione nelle cancellerie occidentali che temono il contagio nella regione.
Teatro dei disordini è stata l’Università di Dakar che ha preso l’aspetto di un vero e proprio campo di battaglia con gruppi di giovani che si sono scontrati lanciando sassi contro la polizia, che a sua volta ha risposto con gas lacrimogeni. Diversi autobus della facoltà di Medicina, del dipartimento di Storia e della principale scuola di Giornalismo sono stati incendiati e gli uffici saccheggiati.
L’assenza di Sonko dal processo
Il ministro dell’Interno, Antoine Diome ha assicurato che Sonko non può impugnare la decisione della Corte perché era assente al processo, ed è stato dunque processato in contumacia. I giudici lo hanno invece assolto dall’accusa di stupro presentata da una dipendente di un centro estetico in cui si era recato per un massaggio. «Abbiamo preso atto – ha precisato il ministro stando alla France Presse – con rammarico della violenza che ha portato alla distruzione di proprietà pubbliche e private». Diome ha inoltre confermato che le autorità hanno limitato l’accesso ai social network, come osservato per Facebook, WhatsApp e Twitter.
Aspro confronto politico
Dopo 2 anni di aspro confronto politico e giudiziario con le autorità senegalesi che tenevano il Paese in sospeso e dopo la condanna, Sonko può essere arrestato «in qualsiasi momento», ha annunciato il ministro della Giustizia Ismaïla Madior Fall. Ma un tale arresto rischierebbe di infiammare ancora di più gli animi.