Ucraina, distrutta la diga di Kakhovka: scambi di accuse, sfollati, rischio Zaporizhzhia

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Quando in una guerra viene fatta saltare una diga, anzi, una grande diga che approvvigiona una pianura agricola molto vasta e fornisce l’indispensabile acqua per raffreddare la centrale nucleare più grande d’Europa, il conflitto compie inevitabilmente una svolta. In negativo.
Chi ha bombardato la centrale idroelettrica della diga di Nova Kakhovka, sul fiume Dnipro, distruggendo in modo irreparabile la sala macchine, non poteva non calcolare, anche se sommariamente, tutta la serie di conseguenze, potenzialmente devastanti, che ne possono conseguire.
Non stupisce il fatto che Kiev abbia accusato Mosca, e che Mosca abbia a sua volta rispedito le accuse al mittente. In questa guerra di propaganda i sabotaggi non sono mai dichiarati da chi li compie.
Certo la 205esima brigata motorizzata dell’esercito russo controlla quella zona, diga e centrale compresa. E Mosca aveva tutti gli interessi, precisa Kiev, per rallentare, con un ostacolo quasi insormontabile, la grande controffensiva delle truppe ucraine verso oriente, fermando così l’attraversamento del fiume Dnipro.
La versione ucraina appare dunque più credibile. In un post su Telegram il presidente Volodymyr Zelensky ha affermato che l’attacco è stato sferrato alle 2.50 del mattino ed ha creato un allagamento che ha coinvolto circa 80 insediamenti. «I terroristi russi hanno effettuato una detonazione interna delle strutture della centrale elettrica di Kakhovka . E’ stato ordinato di effettuare l’evacuazione dalle aree a rischio e di fornire acqua potabile a tutte le città e località rifornite di acqua dal bacino idrico di Kakhovka».

La diga sovietica che rifornisce la Crimea

Ci vollero sei anni, tra il 1950 e il 1956, per realizzare questa diga alta 30 metri e lunga 3,2 chilometri. Da tempo il suo bacino idrico, 18 milioni di metri cubi, si presta per una pluralità di funzioni: rifornire l’acqua della grande centrale nucleare di Zaporizhzhya, fornire molti campi agricoli e decine di villaggi nell’Oblast e nella città di Kherson, 20 km a est della diga. E rifornire anche, e soprattutto, la penisola di Crimea, che di acqua ne è quasi sprovvista. Quando Vladimir Putin con un referendum molto controverso (e mai riconosciuto dalla comunità internazionale) ammise nel 2014 la Crimea alla Federazione Russa, il governo ucraino bloccò con una diga il canale di Crimea – che partiva dal fiume Dnipro – e dunque l’approvvigionamento idrico, fondamentale per questa penisola a vocazione agricola. Dopo l’invasione del febbraio 2022, l’esercito russo ha conquistato la città di Kherson (liberata lo scorso novembre) e tutta la regione, dove si trova, appunto, la grande diga. Da allora la controlla.

La versione di Kiev: «Provocare un Ecocidio e fermare la nostra avanzata»

«A prendere la parola per condannare e spiegare le ragioni per cui Mosca avrebbe distrutto la centrale è stato anche il capo dell’ufficio di presidenza ucraina, Andriy Yermak, uno dei personaggi più influenti in Ucraina. «Questo è un ecocidio – ha accusato – . I russi saranno responsabili della possibile privazione dell’acqua potabile per le persone nel sud della regione di Kherson e della Crimea, della possibile distruzione di alcuni insediamenti e della biosfera. Inoltre, le loro azioni rappresentano una minaccia per la centrale nucleare di Zaporizhzhia».

Non è ancora chiaro quante persone vivano nelle decine di villaggi a rischio inondazione, che potrebbero essere presto evacuati . Si parla di circa ventimila nelle zone controllate dal Governo ucraino e, forse, di 60mila (dato tuttavia che non trova conferme) in quelle controllate dalle forze russe, che avrebbero peraltro iniziato ad evacuare anche i mezzi militari. Nelle prossime ore si capirà se lo sversamento d’acqua sarà più contenuto o se sarà davvero una catastrofe naturale. Perché ora dopo ora, minuto dopo minuto, dal grande bacino idrico enormi quantità di acqua stanno gonfiando il Dnipro.

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Disastro nucleare imminente?

Non è una novità che Kiev enfatizzi i danni causati dal nemico, e viceversa. Ma questa volta la posta in gioco è troppo alta per indugiare. Il governatore filorusso della regione di Kherson, Vladimir Saldo, ha parlato di attacco ucraino con razzi mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha puntato il dito su Kiev, il cui intento, a suo avviso, sarebbe quello di privare di acqua la Crimea. Un’azione tuttavia difficilmente spiegabile e poco razionale. Come se Kiev volesse inondare i territori liberati dalle sue forze , inclusa la strategica città di Kherson che ora rischia l’evacuazione. Danneggiando centinaia di infrastrutture, compresi ospedali e cliniche. La Nato e diversi Paesi occidentali non hanno dubbi: è stata opera di Mosca. Al di là delle responsabilità, tutto il mondo è ora concentrato soprattutto sulla grande centrale nucleare di Zaporizhzhia. L’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aiea) per ora lancia messaggia rassicuranti.



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