Hollywood paralizzata: in agitazione gli attori accanto agli sceneggiatori

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Le accuse del sindacato

Il sindacato denuncia i grandi profitti accumulati dai protagonisti aziendali, i generosi compensi dei loro top executive e quello che definisce come il tentativo corporate di trasformare il settore in un comparto delle gig economy, dove diventa sempre più immaginare una carriera e professione sostenibili. “Le aziende hanno rifiutato di impegnarsi in modo significativo su numerose tematiche. Finchè non tratteranno in buona fede non è possibile raggiungere un accordo”, ha detto l’attrice Fran Drescher, segretario generale della union. “Quello che accade a noi accade in tutto il mercato del lavoro”, ha aggiunto dipingendo lo scontro come parte di una battaglia più ampia. “Quando i datori di lavoro fanno di Wall Street e dell’avidità la priorità e dimenticano chi contribuisce in modo essenziale al funzionamento della macchina, c’è un problema”.

Duncan Crabtree-Ireland, executive director e capo negoziatore del sindacato, ha aggiunto: “Vogliamo assicurare che il mestiere di attore sia una carriera sostenibile non solo per cento celebrità ma per una vasta popolazione di iscritti che deve vivere del proprio lavoro e pagare l’affitto”. Le produzioni per lo streaming, sempre più diffuse, pagano meno (ad esempio nelle formule di residuals, sorta di royalties) e sono più brevi. AI adesso minaccia inoltre di creare performance digitali usando il lavoro precedente degli attori come base di addestramento senza consultare o pagare adeguatamente.

La risposta delle aziende

Le aziende smentiscono ingiustizie e condannano l’agitazione. “Uno sciopero non è l’esito in cui speravamo”, ha detto il portavoce dell’associazione di settore Amptp, la Alliance of Motion Picture and Television Producers. “Il sindacato sfortunatamente ha scelto una strada che comporta danni finanziari per migliaia di persone”. Ha sostenuto che i datori di lavoro hanno offerto “storici aumenti di paga e di benefit pensionistici e sanitari e innovative proposte su AI che proteggano gli attori”.

Iger scende in campo

Il Ceo di Disney Bob Iger ha definito le richieste sindacali “non realistiche” e “molto dannose per l’intera industria”. Ha sottolineato che oggi “è il momento peggiore per nuovi traumi” mentre il settore sta già attraversano profonde trasformazioni”. Disney, come altri giganti, ha in corso ristrutturazioni e tagli dei costi dopo investimenti eccessivi nello streaming e adavanti alla continua crisi di tv tradizionale e cinema a caccia di maggior redditività.

Produzioni nel limbo

Tra i tanti film o serie adesso nel limbo, sospesi, bloccati o rinviati, su scala globale si contano ad oggi numerlosi titoli popolari. Ci sono The Last of Us, Blade Runner 2099, The Mandalorian, il seguito di Spider-Man: Non Way Home, un remake di Blade, Thuderbolts, Captain America: Brave New World, già colpiti dall’agitazione degli sceneggiatori.
opo
l’inizio dello sciopero degli attori la lista si allunga: House of Dragon, Andor, Industry, Bad Sisters, Doctor Who. Tra i film in gioco Gladiator 2, Mission Impossible – Dead Reckoning Part Two.



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