Niger, Parigi ordina evacuazione francesi. Burkina Faso, Mali e Guinea si schierano con i golpisti

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Nuove spaccature sul fronte del Niger, il Paese saheliano reduce dal golpe che ha spodestato il presidente Mohammed Bazoum. Le giunte militari di Burkina Faso, Mali e Guinea, protagoniste di colpi di Stato fra 2020 e 2022, si sono schierate contro l’ultimatum di sette giorni imposto dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) e minacciano reazioni nel caso del «uso della forza» paventato dal blocco di Paesi.

Nel frattempo la Ue sta valutando come – e se – intervenire su Niamey, in parallelo alle prime evacuazioni di cittadini occidentali dal Paese. Parigi ha annunciato che inizierà «presto» il rimpatrio dei connazionali che vivono in Niger, nel timore di rappresaglie contro l’ampia comunità francese che risiede in una delle (ex) ancore di stabilità nella regione.

La girandola di violenze e golpe

Il colpo di Stato in Niger chiude il cerchio di golpe che si sono susseguiti nei vicini Mali (2020, 2021) e Burkina Faso (entrambi 2022), accentuando l’instabilità di una regione che è diventata cuore dell’insorgenza jihadistica su scala globale. Il presidente estromesso, Mohammed Bazoum, era ritenuto un alleato-chiave degli occidentali e delle missioni di «stabilizzazione» dispiegate nell’area. Solo Parigi impiega 1.500 militari nel Paese, oltre ai 1000 degli Stati Uniti e altri contingenti europei, inclusi 350 italiani. La sua uscita di scena ha scatenato i timori di una (ulteriore) degenerazione degli equilibri di una regione sempre più martoriata dal circolo vizioso fra violenze delle bande armate e repressione delle forze golpiste.

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