Arm prepara l’IPO da 60 miliardi seguendo il sogno Nvidia

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Un debutto in Borsa seguendo il sogno Nvidia. E’ quello che sogna Arm Holdings Ltd. di SoftBank Group Corp. che ha fatto un passo avanti verso quella che è destinata a diventare la più grande Ipo dell’anno negli Stati Uniti.

In un documento depositato presso la Sec e atteso ormai da un paio d’anni (l’Ipo è stata più volte rimandata a causa del macrocontesto poco favorevole, ndr), Arm ha reso noto che l’offerta è guidata da Barclays Plc, Goldman Sachs Group Inc, JPMorgan Chase & Co. e Mizuho Financial Group Inc. Il documento, di circa 330 pagine, elenca altri 24 sottoscrittori al di sotto di questo primo gruppo, tra cui spicca l’assenza di Morgan Stanley.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, Arm prevede di iniziare il roadshow la prima settimana di settembre e di fissare il prezzo dell’Ipo la settimana successiva. Nel documento non sono stati rivelati i termini proposti per la vendita delle azioni, ma si prevede che la società britannica cercherà di ottenere una valutazione compresa tra 60 e 70 miliardi di dollari. Numeri che ne farebbero immediatamente la Ipo più grande del 2023, ma anche la prima Ipo di un certo spessore del mondo tech dopo un triennio abbastanza avario. Arm, che ha sede a Cambridge, nel Regno Unito, ha anche avuto colloqui con alcuni dei suoi maggiori clienti per sostenere l’Ipo. E secondo quanto riferito qualche settimana fa da Bloomberg, anche Nvidia sta guardando con interesse a questa quotazione.

Proprio a Nvidia guarda Arm, perché Nvidia – che come Arm si occupa di semiconduttori – sta vivendo mesi di grande entusiasmo, dopo aver cavalcato con maestria il trend dell’Intelligenza Artificiale (la società californiana produce uno dei chip più ricercati nel mondo dell’AI generativa, ndr). Una situazione che ha portato Nvidia fino a un trilione di dollari di capitalizzazione di mercato.

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Un debutto di successo da parte di Arm rappresenterebbe un guadagno per il fondatore di SoftBank Masayoshi Son, il cui Vision Fund ha perso la cifra record di 30 miliardi di dollari lo scorso anno. Potrebbe anche spingere decine di aziende a perseguire – o a ritardare ulteriormente – i propri piani di Ipo. Tra queste figurano aziende come Instacart Inc., fornitore di marketing e automazione dei dati, Klaviyo, e Birkenstock, produttore di calzature.



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