Bundesbank in rosso, torna l’ipotesi aumento di capitale


Anche la Bundesbank potrebbe aver bisogno di una ricapitalizzazione. La corte dei conti federale tedesca, la Bundesrechnungshof, starebbe per pubblicare un rapporto – secondo il Financial Times – che insisterebbe sulla possibilità che occorra coprire le perdite registrate a causa del ribasso, determinato dal rialzo dei tassi, del valore dei titoli in portafoglio. Dunque non tanto quelli acquisiti nel corso delle diverse operazioni “di bilancio” – soprattutto i due quantitative easing, l’App, e gli acquisti pandemici del Pepp – che sono valutati in bilancio con modalità diverse, quanto quelli in valuta estera o per altri tipi di operazioni.

«Le possibili perdite della Bundesbank – spiega il rapporto citato dal quotidiano britannico – sono notevoli e potrebbero richiedere una ricapitalizzazione con fondi del bilancio pubblico».

Non è un allarme nuovo, e anche Il Sole 24 Ore aveva sollevato il problema. A marzo la stessa Bundesbank aveva annunciato per il 2022 una perdita da 922 milioni di euro sul portafoglio titoli – quasi tutta su titoli Usa, in dollari – ma aveva escluso la necessità di una ricapitalizzazione: le perdite, anche se avessero superato i fondi rischi accantonati nel tempo, sarebbero state riportate agli anni successivi e poi riassorbite in seguito. Nel 2022 le svalutazioni, assorbite dai fondi rischi, erano state più che compensate dal forte aumento dei ricavi da interesse (saliti di cinque miliardi), che hanno permesso al net interest income della banca centrale tedesca di salire di 1,4 miliardi a 3,9 miliardi. Il bilancio 2022 della banca si era quindi chiuso con un “patrimonio netto” di 5,5 miliardi, sia pure relativamente eroso dalle perdite per 172 milioni subite l’anno scorso. Anche nel bilancio 2022 della Banca centrale europea, che ha chiuso il 2022 con profitti pari a zero, appaiono svalutazioni del suo portafoglio titoli per 1,8 miliardi, anche se il patrimonio è salito di seicento milioni.

I rischi non sono bassi, ma sono sicuramente inferiori a quelli che si potrebbe pensare dopo i vasti programmi di acquisto. Le banche centrali dell’eurosistema sono al riparo da svalutazioni relative ai titoli in euro acquisiti per motivi di politica monetaria, che sono tutti inseriti in bilancio al costo ammortizzato. Se, per esempio, la Bundesbank avesse dovuto valutare al valore di mercato (mark-to-market) l’intero portafoglio acquisito con le operazioni di politica monetaria avrebbe dovuto iscrivere nel bilancio 2022 – nota il rapporto annuale dell’anno scorso – svalutazioni per ulteriori 133 miliardi. Mantenendo però i titoli fino a scadenza, non c’è motivo di svalutarli in caso di una flessione delle quotazioni, per esempio legate al rialzo dei rendimenti.

Non è chiaro allora a quale valutazione concreta dei rischi si riferisca il rapporto della Corte dei Conti tedesca, solo anticipato dal Financial Times. Anche perché la Bundesbank, come la Banca centrale europea, ha peraltro ampi accantonamenti per «rischi generali», pari a 19,2 miliardi sia pure ridimensionati dopo aver coperto le perdite da svalutazioni del 2022. Prudentemente la Banca centrale tedesca non ha distribuito al bilancio pubblico – come avviene di consueto – gli utili del 2020 e del 2021 per poter costruire questo “cuscinetto” aggiungendovi in totale 3,6 miliardi; a esso si aggiungono all’attivo anche conti di rivalutazione per 181,7 miliardi.



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